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domenica 5 gennaio 2014

BRACCIANO: CONTRO L'ALLARGAMENTO DELLA DISCARICA DI CUPINORO SI ATTENDE IL RESPONSO DEL TAR

Il 27 dicembre 2013 è stato depositato il ricorso al T.A.R. contro l'allargamento della discarica di Cupinoro, presentato dall'Associazione Il Raggio Verde con l'adesione di numerosi cittadini di Bracciano (RM) e dei 25 comuni conferenti.

Il ricorso risulta essere avverso a REGIONE LAZIO, COMUNE di BRACCIANO, BRACCIANO AMBIENTE S.P.A., UNIVERSITA' AGRARIA Dl BRACCIANO, PROVINCIA DI ROMA, MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO. 

Il ricorso richiede l'annullamento della DETERMINAZIONE 16/10/2013 n. G00480 PRONUNCIA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE SUL PROGETTO DI "REALIZZAZIONE DI UN LOTTO FUNZIONALE DI DISCARICA DENOMINATO VA1RA 1" NEL COMUNE IM BRACCIANO, LOCALITA' CUPINORO, EMESSA DALLA REGIONE LAZIO - DIREZIONE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE - PUBBLICATA SUL BUR LAZIO IN DATA 29/10/2013 (doc. 1) NONCHE' DELLA DELIBERAZIONE DELLA DEPUTAZIONE DELL'UNIVERSITA' AGRARIA DI BRACCIANO DEL 27/01/2010 N. 9 (doc. 2) o NONCHE' DELLE AUTORIZZAZIONI REGIONALI N. 691 E 962 23/02/1999 (doc. 3 e 4)..

http://bracciano5stelle.org/2013/12/15/possibili-soluzioni-di-gestione-rifiuti-cupinoro/

venerdì 3 gennaio 2014

I Propositi del Presidente

Lasciata indietro una giornata ricca di delusione e di povertà sociale, ricomincio il solito tram tram leggendo e informandomi. Riprendo dalla fumosa proposta di Renzi, molto confusa soprattutto quando si parla di bicameralismo ma ghiotta per chi ha la necessità di rimanere attaccato al respiratore dell'operazione mediatica Renzi. Sul Fatto, infatto, appare un articolo in cui il cavaliere si amputa le gambe fino al ginocchio per prendere a braccetto il fido Brunetta e elargire malinconia sull'assenza di volti nuovi nella sua rosa di nomi. I Propositi del Presidente appaiono, ancora una volta, pieni dell'umanità e della compassionevole volontà tipici dell'imprenditore e si dice favorevole alle proposte del suo allievo secchione. La parte divertente, però, deve ancora arrivare e si inizia a ridere quando viene proposta, dal capo della banda bassotti, un "Election Day" per fare in modo che l'affluenza sia alta.
Riparte l'aeroplanino alla ricerca di nuove larghe intese, una domanda: ma voi non siete quelli che nel mio profilo FB cercavate di arruolare attivisti scontenti e asserivate che le larghe intese non servono a nulla? Dove è andata a finire quell'aria complottista in cui si diceva che la sinistra vuole far restare la ricchezza nelle mani dei soliti noti?
Ora, però, che i consensi continuano a scendere rovinosamente. Ora che, grazie all'assenza di volti nuovi e puliti, si deve nominare coordinatore per la Regione Lazio, Claudio Fazzone, nome noto per l'indagine attualmente in corso per abuso d'ufficio e per aver invaso l'ASL di Latina di lettere di raccomandazione, il berlusca ritorna a piangere e a buttare l'amo come il peggiore degli scafisti.

Sta a voi decidere se continuare a rimanere sullo scafo trascinato da questi tipi o scendere e iniziare a camminare sulla terra ferma!

giovedì 2 gennaio 2014

Gli auguri del Presidente

Napolitano


Carissimo Napolitano,
non ho guardato il Suo discorso per scelta; al di là quello che viene detto da qualche giornaletto nazionale in Sua difesa circa Sue dichiarazioni sulla necessità di riforme e di un cambiamento politico, io scelgo di non ascoltrLa perché non mi piace l'ipocrisia. Come può asserire un discorso come il Suo se tre giorni prima ha firmato due DL che vanno in direzione opposta? Come può non indire l'illegittimità del Governo Letta se la maggioranza degli italiani ha detto che non vuole i presenti nelle sedi governative? Come può e, con quel coscienza, si guarda allo specchio prima e dopo aver recitato l'ennesima particina di uno spettacolo che fa acqua da tutte le parti?
Il sipario sulle ombre della mala gestione non è più calato, ora tutti sappiamo con quale naturalezza dichiarate legale quello che è illegale. Come può rappresentare la legalità se ha permesso una poltrona da Senatore ad un condannato in terzo grado? Credo proprio che stia peccando di arroganza e sia anche un po' saccente se alla sua verena età crede ancora di poter capire le aspettative e i bisogni delle vite degli italiani! Italiani: un popolo formato da persone che, subito dopo la Sua elezione, sono arrivati in massa ma PACIFICAMENTE sotto Montecitorio perché non La volevano più come Presidente, volevano un'altra persona! Come si può non provare un senso di vergogna e di inadeguatezza? Come può non sentirsi fuori posto e inopportuno?
Dire che il nostro Presidente non è il nostro Presidente è vilipendio ma come può considerarsi un reato un'opinione di contrarietà che riguarda la maggior parte degli italiani? Ho votato e mi sono attivata perché Lei e molti altri non rimaniate lì, per fare in modo che non mi rappresentaste più eppure ci siete ancora; non avete ascoltato il volere del popolo! In questo giorno di inizio anno mi interrogo e mi chiedo come si possa avere l'ardire di andare avanti in questa situazione e con questo modus operandi; me lo chiedo e lo chiedo a Lei che rimane ancorato tra le mura di una casa pagata da noi, rinchiuso nei suoi voli di linea pagati da noi, stretto stretto solo tra chi è in grado di darLe una pacca sulle spalle e stringerLe la mano davanti i flash come i migliori giuda della storia. Io sono solo una donna italiana, una mamma che vuole delle risposte pratiche e VOGLIO che si inizia a chiedere anche la mia opinione sull'acqua, sulla gestione dei rifiuti, sull'euro, sulla permanenza in Europa, sui finanziamenti alle scuole pubbliche perché il diritto allo studio non deve o non dovrebbe conoscere possibilità e impossibilità economiche; voglio che si chieda il mio parere sull'acquisto di nuove auto blu, grigie e blu blu: voglio che si chieda il mio consenso sullo stipendio degli "eletti" e la mia opinione sulla loro diminuzione. Come può Lei accettare che ci si arroghi da più parti il diritto di sapere quello che io voglio e quello che io non voglio? Come può Lei permettere a Letta il continuum storico di prese in giro palesi ai cittadini italiani? Non ho ascoltato il Suo discorso e non lo ascolterò, inizierò ad ascoltare Lei quando Lei inizierà ad ascoltare me e molti altri come me!

Vi svelo le bufale sull’inflazione nel caso di uscita dall’euro

Vi svelo le bufale sull’inflazione nel caso di uscita dall’euro

02 - 01 - 2014Antonio Maria Rinaldi

Fonte : http://www.formiche.net/2014/01/02/euro-lira-italia-inflazione-fiscal-compact/
Vi svelo le bufale sull'inflazione nel caso di uscita dall'euro
Gli ultimi indefessi che ancora sostengono di volersi immolare per Maastricht, non riescono a contrastare con argomentazioni scientifiche chi invece sta seriamente conducendo la “battaglia” nei confronti dell’insostenibilità della moneta unica. La loro tecnica risiede solamente nel terrorizzare letteralmente la popolazione, prospettando le disgrazie più apocalittiche nel caso di ritorno alla nostra valuta nazionale, non accorgendosi che i più grandi disastri stanno avvenendo proprio per l’appartenenza all’Eurozona.
SVALUTAZIONE E INFLAZIONE
I loro cavalli di battaglia, ma sarebbe più opportuno chiamarli “asini”, sono la svalutazione e l’inflazione, spesso identificandone nella stessa percentuale nel caso di abbandono dell’euro. Ebbene, anche chi non può accreditarsi di una semplice laurea in Economia, è a perfetta conoscenza che una cosa è la svalutazione e un’altra è l’inflazione. Alla semplice domanda poi di quanto credano che la potenziale ritrovata lira si deprezzerebbe nei confronti dell’euro, all’unisono rispondono non meno del 30%, riconoscendo inconsapevolmente che il nostro Paese attualmente ha adottato una moneta sopravvalutata per l’appunto del 30% rispetto ai propri fondamentali e pertanto destinata a patire senza appelli!
QUELLO CHE NON QUADRA
Anzi, non comprendono che la tanto vituperata, vergognosa e umiliante “svalutazione competitiva”, consentiamo di farla fare ora, sfacciatamente, proprio alla virtuosissimaGermania, che per i motivi opposti ha nell’euro una valuta sottovalutata rispetto a quello che sarebbe il marco, di un buon 30%. Ma la mistificazione più evidente dei “o euro o morte”, che hanno trovato il loro apice di gloria (fortunatamente breve) con la scesa in campo del prof. Mario Monti, è nel presagire scenari d’inflazione da Repubblica di Weimar, quando gli allora Reichsmark non si contavano, ma per far prima, si pesavano!
Redarguiscono in continuazione i cittadini che in ogni caso comunque stanno intuendo ogni giorno sempre di più che qualcosa non quadra in questa Unione monetaria e che è meglio per loro stare buoni e tenersi l’euro stretto stretto, altrimenti il litro di latte lo pagheranno barattandolo con i gioielli di famiglia e il canonico litro di benzina più di 50mila delle nuove lire, pari, sempre secondo loro, a più di duro giorno di lavoro.
CONSUMI IN CALO
Dimenticano, o non vogliono capire, visto che per loro la matematica è invece solo una opinione, che nel caso estremo di una svalutazione nuova lira/dollaro pari al 20% (le materie prime le paghiamo in valuta statunitense), il costo alla pompa dei carburanti non dovrebbe aumentare più del 5% (a prelievo fiscale inalterato), incidendo il prezzo del “barile” per il 25% sul costo finale. Ricordo, per i distratti, che grazie alle acute politiche di austerity adottate dal senatore Monti, l’innalzamento del gettito fiscale combinato accise/IVA (siamo l’unico Paese al mondo dove si riescono a pagare anche le tasse sulle tasse!) hanno prodotto un incremento ben superiore al 5%, comprimendo inoltre i consumi tanto da annullare i vantaggi dei provvedimenti stessi in termini di entrate erariali.
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Fonte: goofynomics.blogspot.com
Come è facilmente possibile verificare dal grafico, anche durante l’uscita rocambolesca della lira dalla banda di oscillazione dello SME, avvenuta nel 1992, che portò ad una svalutazione media del 20%, il tasso d’inflazione non superò mai il 5%. Questo è sufficiente per dimostrare che la determinazione della svalutazione di una moneta è essenzialmente causata dal saldo della bilancia dei pagamenti, cioè dalla somma delle partite correnti e del conto dei movimenti di capitale, mentre l’inflazione è determinata dalla relazione fra la base monetaria esistente e l’offerta di beni e servizi.
IL RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI
Negli USA e Giappone abbiamo esempi pratici evidenti, in cui le Banche Centrali (vere e non come la pseudo europea), iniettano mensilmente enormi dosi di liquidità nel sistema, non producendo significativi aumenti del saggio d’inflazione ma anzi stimolando proficuamente l’economia.
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Fonte: elaborazione propria su dati Istat
Dalla visione di questo secondo grafico si evince, secondo la nota Curva di Phillips, la relazione inversa tra il tasso d’inflazione e il tasso di disoccupazione riscontrata nel nostro Paese dal 1960. Pertanto è più che legittimo affermare di che cosa ce ne facciamo di un’inflazione tendenziale allo 0,7% se per poterla conseguire ci ritroviamo con il massimo storico delladisoccupazione al 12,4%? Misteri noti solamente agli adepti alla setta che partecipa, senza aprire bocca, ai riti celebrati dall’ortodossia tedesca!
TECNICISMI AUTOMATICI
Ma a questi aspetti prettamente tecnici, i sempre ottusi difensori della stabilità dei prezzicome unica conditio necessaria e sufficiente per la crescita e la massima occupazione, non riescono ad associare un aspetto che invece è ancora più fondamentale. Per cercare di mantenere in vita la frettolosa scelta politica di dotare il Continente europeo di una stessa moneta, gli eurocrati hanno affidato esclusivamente a dei tecnicismi automatici gli oneri per la sua sopravvivenza. Questo è avvenuto essenzialmente per volontà della Commissione Europea, gestita da persone non elette dal suffragio universale, la quale ha preferito sempre più trasferire nei regolamenti di funzionamento e negli organismi tecnici creati ad hoc, il potere di governo dell’euro.
LA POLITICA NELL’ANGOLO
In questo modo la politica è stata completamente esautorata, essendosi spezzato il collegamento fra cittadini e Istituzioni, violando il primo elementare principio della democrazia. Non c’è più lo spazio all’intermediazione politica, unica forza in grado di correggere le immancabili distorsioni in un complesso processo di integrazione dove economie profondamente diverse sono state costrette a confrontarsi con una stessa moneta.
L’ANOMALIA DEL FISCAL COMPACT
Come non accorgersene, ad esempio nel Fiscal Compact, dove si impone di ridurre sistematicamente per vent’anni l’eccedenza del surplus dello stock di debito pubblico rispetto al dettame di Maastricht, come se le economie e le rispettive dinamiche fossero omogenee e gestite da macchinari per gli stampini dei tondini di ferro? Oppure obbligare, con l’incostituzionalepareggio di bilancio, tutti i soci del “club dell’euro” a reperire i fabbisogni finanziari esclusivamente facendo ricorso alla fiscalità e ai tagli di spesa, non tenendo conto che Paesi come l’Italia viaggiano da anni a botte di avanzi primari da uccidere un elefante per sopperire ai costi per il sostegno del debito, quest’ultimo oltremodo dilatato, grazie all’improvvido provvedimento del divorzio voluto da Andreatta-Ciampi nel 1981 che ne raddoppiò l’entità in quattordici anni.
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Fonte: elaborazione propria su dati Banca d’Italia
Il punto è proprio questo: la pretesa di riprenderci le chiavi di casa, non significa esclusivamente la possibilità di riappropriarci della politica economica e monetaria tarate secondo le nostre peculiari esigenze e compatibili secondo il nostro modello economico, ma soprattutto di ritornare a quei principi di democrazia che mettano il cittadino al centro dei processi decisionali e non invece come suddito passivo di un nuovo ordine che lascia ai mercati il gradimento o meno delle scelte economiche. In poche parole il ritorno alla piena Sovranitàsignifica di dotarsi di una moneta al servizio dell’economia reale e non di piegare la realtà dell’economia alle regole di una moneta!
IL FALLIMENTO DELLA TROIKA
La classe politica dirigente italiana si ostina testardamente a non voler capire che il percorso intrapreso dalla Troika, per tentare di salvare l’euro in sala di rianimazione, è fallito. Pur di riuscire maldestramente nell’intento hanno calpestato e violato il più prezioso bene che ci è stato trasmesso: la democrazia. Sta a noi liberi cittadini prenderne coscienza è reclamare il ritorno alla nostra autodeterminazione affinché il nostro Paese possa uscire dal baratro economico e morale in cui è precipitato per effetto dei doppi vincoli. Il vincolo esterno dei Trattati e il vincolo interno, rappresentato da una classe politica scellerata e supina ai dettami economici europei che non consentiranno mai i reali interessi dell’Italia.
CONCLUSIONE
Non abbiamo paura perché l’Europa e l’euro sono anch’esse due cose diverse e qualsiasi temporaneo disagio determinato dalla ripresa delle chiavi di casa saranno ampiamente ricompensate dal ripristino dell’effettiva democrazia che non può assicurarci nessun surrogato di Sovranità!

La Bufala delle Province: via i Politici, ma i costi restano la Corte dei Conti l'abolizione non servirà.

La Bufala delle Province: via i Politici, ma i costi restano la Corte dei Conti l'abolizione non servirà.




La Bufala dell'abolizione delle Province



Nel 2013 i commissariamenti sono stati 11, nel 2014 saranno 54. Gli enti continuano a "decadere": al posto di giunte e consigli eletti vengono nominati funzionari di governo (retribuiti). La strada in Parlamento del ddl Delrio pare complicata, mentre la Corte dei Conti è scettica sulle riduzioni di spesa ad abolizione avvenuta. Resta il pericolo che aumentino costi e caos amministrativo. E poi il rischio che avvenga come in Sicilia, dove potrebbero risorgere
Il primo tweet, con cui il ministro Graziano Delrio festeggiava l’approvazione del suo disegno di legge alla Camera, era leggermente enfatico. “Per la prima volta – annunciava il ministro degli Affari Regionali il 22 dicembre – non si va ad elezione per le Province e per ora rimarranno enti leggeri con poche funzioni e molto utili ai Comuni”. L’abolizione delle Province però è tutt’altro che un fatto compiuto. Intanto perché il testo di Delrio deve ancora passare al Senato, dove oltre all’opposizione, anche Pierferdinando Casini lo ha bollato come un gran pasticcio: “Se non cambia, non lo voterò” ha anticipato il leader dell’Udc.
Le perplessità sul disegno di legge di Delrio, infatti, si sprecano. Il primo e immediato effetto della riforma è il semplice commissariamento delle Province: via presidenti, giunte e consigli, dentro un funzionario di fiducia del Governo. “Questa riforma getterà nel caos il Paese: vietando ai cittadini di votare chi li amministrerà lede il diritto di voto libero, segreto, e non limitabile, sancito dall’articolo 48 della Costituzione” attacca Antonio Saitta, che da presidente dell’Unione province italiane è logicamente il primo oppositore del taglio degli enti intermedi.
Il caso Sicilia: dove possono rinascere le ProvinceNel 2012 le Province commissariate sono state 11, compresa quella di Roma, orfana del dimissionario Nicola Zingaretti e affidata ad Umberto Postiglione che per alcuni mesi ha mantenuto contemporaneamente l’incarico di prefetto di Palermo. Nell’anno appena trascorso invece i consigli provinciali non rieletti sono stati 9, più il caso delle altre 9 province commissariate in Sicilia dal governatore Rosario Crocetta. E proprio la Sicilia, che doveva essere il simbolo di eliminazione degli enti inutili, rischia di diventare l’esempio (cattivo) che potrebbe essere replicato dal governo Letta su scala nazionale. Nel marzo scorso Crocetta aveva annunciato il commissariamento degli enti intermedi, per poi abolirli definitivamente alla fine del 2013: il tempo è scaduto, ma non esiste ancora una legge che disciplini l’abolizione delle Province. “Quello di Crocetta è un colpo di mano antidemocratico” ha attaccato il leader della Destra Nello Musumeci, che è riuscito a far bocciare all’Ars – con voto segreto – la proposta di Crocetta di prorogare per altri sei mesi i commissari: adesso il governo ha 45 giorni per istituire i liberi consorzi, in alternativa si andrà nuovamente alle elezioni provinciali.
Altre 54 Province verso il commissariamento. Risparmi? Pochi
Un corto circuito che potrebbe estendersi anche a livello nazionale, dove il rischio è che la gestione dei commissari diventi la regola piuttosto che l’eccezione. Con l’approvazione del ddl del ministro Delrio nel 2014 altre 54 province verranno affidate a commissari nominati dal governo (spesso prefetti o generali), e retribuiti con un cifra che oscilla tra i 4mila e gli 8mila euro lordi al mese. Una situazione, quella del commissariamento, che non garantisce rappresentatività e che andrà avanti finché non saranno create le città metropolitane e i consorzi dei Comuni. Poi, secondo Delrio, il suo ddl entrerà in funzione facendo risparmiare più di 2 miliardi di euro all’anno alle casse dello Stato. Conti sbagliati secondo la Corte dei Conti, che nell’audizione dello scorso 6 novembre regala un’analisi meno ottimista di quella di Delrio: secondo i magistrati contabili, il disegno di legge approvato dalla Camera taglierà al momento solo i costi degli organi politici, cioè 105 milioni per 1.774 amministratori provinciali, che però nel 2012 si erano già ridotti la paga di 34 milioni.
Le spese fisse: personale e i “costi funzionali”
Impossibile eliminare i 2 miliardi e 300 milioni di euro degli stipendi percepiti dagli oltre 55mila dipendenti provinciali ogni anno. Impossibile eliminare anche altri 2 miliardi e mezzo di “costi funzionali”. Secondo il parere della magistratura contabile, poi è tutto da dimostrare che il passaggio dalle Province alle città metropolitane sia a costo zero. “Dal punto di vista finanziario – spiega la Corte dei Conti – il disegno di legge si basa sull’assunto della invarianza degli oneri in quanto si tratterebbe di un passaggio di risorse e funzioni dalla Provincia ad agli altri enti territoriali. Una costruzione, questa, il cui presupposto appare però tutto da dimostrare nella sua piena sostenibilità. Infatti, non appaiono convincenti anzitutto la contemporaneità tra la progressiva soppressione della Provincia (risparmi) e la istituzione della Città metropolitana (oneri) e in secondo luogo il relativo parallelismo quantitativo”.
I servizi trasferiti ai Comuni possono costare di più.
Un esempio?  Le scuole
Un esempio efficace è la gestione delle scuole: dopo la riforma Delrio 5.179 edifici scolastici oggi gestiti dalle Province passerebbero nella competenza di 1.327 comuni. E i costi di funzionamento per uno stesso bene non sono uguali: “In media nazionale i singoli Comuni spendono per il riscaldamento delle scuole da un minimo del 30% in più ad un massimo del 100% in più delle Province dal momento che le Province, grazie ad un unico contratto di servizio, spuntano prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli dei singoli Comuni, con appalti sui singoli edifici” si legge in un dossier elaborato dall’Upi. Se quindi oggi la provincia di Milano spende 4,30 euro per ogni metro cubo che riscalda in un edificio scolastico, il Comune spenderà 6 euro per riscaldare lo stesso metro cubo dello stesso edificio che gli sarà assegnato dopo la riforma. Come dire che l’eliminazione delle Province porterà ad un aumento nelle uscite nei bilanci dei comuni: si va per tagliare una spesa e ne spunta subito un’altra.
Altro punto focale è il futuro dei vari organismi partecipati dalle Province per la gestione dei servizi pubblici. Tra Ato, Bim, comunità montane e consorzi si tratta di più di 5mila enti che costano 7 milioni e mezzo di euro: dopo l’abolizione delle Province continueranno ad esistere, a consumare fondi pubblici, ma a funzionare in maniera più caotica. È proprio il momento di passaggio dal commissariamento all’eliminazione della Provincia a solleticare i maggiori dubbi. “È evidente – scrivono sempre i magistrati contabili – che laddove la predicata transitorietà dovesse dilatarsi eccessivamente o addirittura radicarsi in attesa di nuove iniziative si perpetuerebbe una situazione di confusione ordina-mentale certamente produttiva di inefficienze”. Più a lungo le Province saranno gestite dai commissari, più caotica sarà l’amministrazione. La gestione di strade, lavori pubblici, scuole appese al sottilissimo filo della riforma: e nel frattempo una cinquantina di commissari fedeli al governo sono già pronti per andare ad amministrare altrettante Province.
Fino a quando, non è dato sapere.

martedì 31 dicembre 2013

"In Italia una rivoluzione. Lo dicono pure le stelle"



"In Italia una rivoluzione. Lo dicono pure le stelle"


L'astrologa Magliano vede un 2014 di tumulti: "Colpa di Plutone in Capricorno. L'ultima volta causò la presa della Bastiglia".
Vorrei fare degli auguri non banali. Speciali. In questo nuovo anno uscirà io nostro giornale e si chiamerà (la testata è stata registrata e ci appartiene, dunque non ce la possono rubare) IL DISSIDENTE.
Non soltanto io dissidente da Berlusconi (dirò fra poco) ma io amo i dissidenti, coloro che sanno dissentire da ciò che pensavano fosse il loro ambiente. L’evoluzione delle idee, la qualità del pensiero, è fatta di strappi, di separazioni, rinunce, novità. Accade anche in amore, benché in amore un amore eterno sia la cosa più bella, purché sia amore.
Io auguro all’intera Italia di essere dissidente. Occorre mettere in crisi le idee, i luoghi comuni, possibilmente se stessi. We need to try. Sfidare, dubitare, capovolgere.

Le rivoluzioni politiche ed economiche sono piccole rivoluzioni: semplici mutamenti di macchina. La nuova  macchina viene montata e revisionata e gira e il grosso della operazione è compiuto! Una rivoluzione vera, assai più complessa, è quella che ha per obbiettivo di rimettere a punto la vita segreta di ogni anima. Non si tratta più di revisioni ma di vizi e virtù, richiami profondi e debolezze, di povere speranze che ci sono così care.

Un cuore ermetico, un’anima, e le sue crisi segrete, i suoi slanci, i suoi crolli, gli affetti di un corpo e  i suoi decadimenti, le paure che si nascondono con tanta fatica, la lotta incerta e oscura che è la felicità: ecco la vera rivoluzione. Recare luce ove è ombra, aiutare a rialzarsi chi sta cadendo, reinsegnare a   pensare cose diverse da un corpo, dominare l’imperfetto, elevarsi verso il meglio. Questa è la rivoluzione che può portare una gioia ma che incute tanta paura. Noi tutti avanziamo tra enigmi.

Auguro, in pratica, di non avere più bisogno di dire BISB
(che vuol dire Basta con gli Incapaci, le Sanguisughe e i Bugiardi).
Basta con i lobbyservitori e i frequentatori di “salotti esclusivi”
eletti dalla maggioranza dei cittadini e abilitati a lobbyservire
usando i soldi pubblici.
Non li votiamo!
Facciano i servitori a casa loro!

Un augurio apparentemente poco impegnativo!
Invece sarebbe una rivoluzione!
E tutto, o quasi, in un paese disinfestato, inizierebbe ad essere più
facile, anche per i giovani!

Buon anno a tutti , ma in particolare a tutti quelli che stanno mettendosi a disposizione per fare si, che avremo un mondo migliore.

Auguri

Marco Tellaroli


Egregia signora Caterina Simonsen,principio questa lettera, che suppongo rimarrà senza risposta alcuna

Pubblicata qui: http://moustafa-alsallahd.blogspot.com/2013/12/lettera-caterina-simonsen.html






            Egregia signora Caterina Simonsen,
            principio questa lettera, che suppongo rimarrà senza risposta alcuna, rivolgendomi alla destinazione usando il nome e cognome ed evitando in ogni modo l'uso di pronomi personali, con il preciso fine di dimostrare tutto il risentimento e il disprezzo che nutro in questo momento. Ho atteso a lungo, prima di comporre una risposta, per la semplice motivazione che so bene per quanta parte la tifoseria da stadio, chiamiamola così, sia capace di scaldarsi l'animo dinanzi al minimo stormir di foglie, e perciò trasformare una formica in un dinosauro. Ho atteso, ho letto e ho pensato; e ho dedotto. Di cotanto lavoro mentale, questo è il risultato.
* * *
            Premetto che io per primo ho attinto alla ricerca scientifica: da piccolo ho sofferto d'asma, che solo in età adolescenziale mi ha abbandonato; potrei aggiungere l'artrosi, la calcolosi renale, l'astigmatismo... ma ciò che conta, ripeto, è che anch'io ho ricevuto e ricevo dalla ricerca scientifica il beneficio della cura per i miei disturbi di origine genetica. Ecco perché, dinanzi a una persona che assai più di me dalla ricerca scientifica dipende, il primo atteggiamento è stato di difesa: è ben comprensibile che chiunque cammini sul ciglio che separa la vita dalla morte preferisca allontanare da sé il calice di dolore. Successivamente mi sono messo alla ricerca delle fonti dirette, per capire che cosa fosse successo davvero.
            Ho già espressa la mia condanna nei confronti della marea d'improperî intollerabili scagliati dalla ressa urlante: quand'anche una persona avesse un'opinione negativa, al massimo è possibile criticare anche duramente, ma l'insulto no, mai. Finanche i Latini dicevano /absit iniuria verbis/, sia lontana l'ingiuria dalle parole; peggio che mai gli augurî di morte. Per quel che vale la mia esperienza, so quanto il cittadino del Bel Paese ragiona ben che vada sotto la cinta, altrimenti con i piedi: i cosiddetti "social network" hanno solo reso più possibile di prima di dare sfoggio di tutta la propria maleducazione cafona e borgatara, senza rischiare il cazzotto di rimando. Per quanto scritto, mi dissocio da insulti, imprecazioni, parolacce, minacce e quant'altro.
            Aggiungo che so bene che la ricerca scientifica abbia usati e usi tuttora gli animali: un esempio per tutti, Luis Pasteur studiò il temibile virus della rabbia sui cani, e il vaccino antirabbico è ancora ottenuto dalla materia cerebrale di coniglio, di pecora o di pollo: sfido chiunque, morso da un cane rabbioso, a rinunciare al vaccino perché prodotto tramite la vivisezione. «La sperimentazione su animali di affezione ed altri, laddove non sia possibile escluderla, deve essere sottoposta al più severo controllo tramite metodologie che evitino ogni forma di sofferenza»: queste parole sono di una grande donna, Rita Levi Montalcini, sicuramente immune da qualsiasi sospetto maligno; tra l'altro, rappresentano anche la mia personale opinione in materia. Quanto a che cosa sia escludibile, lascio agli esperti giudicare e assumersi la responsabilità; e qui concludo l'argomento.
* * *
            Ho faticato poco a capire quali fossero i termini della diatriba, dacché mi è bastato dare un'occhiata alla fotografia che ritrae per l'appunto un volto di donna con un respiratore, la quale mostra un foglio con su scritto il proprio pensiero in tema. Mi ha colpito fin da subito la frase: «grazie alla _vera ricerca_». Orbene, che cosa vuol dire "vera ricerca"? Esiste sicuramente la ricerca, di cui noi tutti fruiamo, io per primo: per contro, esiste forse una /falsa/ ricerca? e quale sarebbe? La risposta è scritta poco più oltre: la vera ricerca «include la _sperimentazione animale_». Quindi, moltiplicando per -1 (meno uno) ambedue i termini dell'identità, si ottiene che la "falsa ricerca" escluderebbe la sperimentazione animale.
            Se questo testo fosse stato redatto da una ragazzina di nove anni, ebbene avrei concluso che la mancanza di conoscenza, d'esperienza, di maturità... l'avesse condotta a scrivere cose assurde. Invece qui siamo di fronte a una donna di venticinque anni, per giunta studente presso la Facoltà di Veterinaria, per giunta nel più antico Ateneo del mondo, per giunta in una delle più civili città d'Italia e del mondo, Bologna: la conoscenza, l'esperienza, la maturità ci sono sicuramente tutte. Chi ha trascritto quel pezzo di carta era pienamente cosciente, ha agito intenzionalmente, calcolando molto bene le conseguenze.
            Il testo è stato formulato fin dal primo momento all'ombra della provocazione verbale, con l'intenzione di scatenare un vespaio: più in basso, leggo un cosiddetto hashtag, un'etichetta - o, in termine tecnico, un metadato - il quale recita: «#oradenunciateancheme». Anche qui: dalle mie parti, di chi si preparasse con largo anticipo all'evento catastrofico del tutto imprevedibile e inaspettato si direbbe che "si fascia la testa prima di rompersela". Per quale motivo una persona si dovrebbe sentire in così grave necessità di sfidare, e quindi irritare, i proprî interlocutori affinché la denunciassero, ben prima che leggessero? Sarebbe stato logico se, dinanzi all'aggressione, costei avesse perseverato: denunciatemi pure, io resto della mia opinione. Invece no: so che cosa farete, sono pronta fin d'ora. Ebbene, quale sarebbe il precedente? chi è stato già denunciato, da far ergere la difenditrice a spada tratta? La risposta è poco più oltre: «#siaTelethon».
            Insomma, l'autrice sapeva perfettamente che cosa sarebbe successo: non è una vittima, una sprovveduta, un'anima candida. L'operazione è fedelmente schierata dalla parte della famosa agenzia presieduta da Luca Cordero di Montezemolo; il quale, è giusto ricordare, dall'anno passato ha deciso di acquistare pettorine e oggettistica varia in Cina, fregandosene di tutte le certificazioni sul prodotto e le regole sul lavoro e sull'ambiente che invece fino a ieri esigeva dai fornitori italiani. Viene da immaginare che le polemiche di quindici mesi or sono abbiano indotto il Consiglio d'Amministrazione a cercare un testimone pubbliciario più convincente: chi altro, meglio di una propria assistita gravemente malata; altrimenti, per quale altro motivo scatenare una polemica in Rete di cui nessuno sentiva la mancanza. Ma queste sono mie fantasie, del tutto prive di prova alcuna.
            Al contrario, il resto del gioco è palese; spiace che, nonostante ciò, alcuni siano accorsi in difesa della povera bambina malata con la stessa leggerezza con cui gli altri il giorno prima l'hanno insultata. Basterebbe seguire con attenzione le parole scritte, per capire la destinazione del progetto: «Più che difese io preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano contro chi ha pareri opposti razionalmente»; «Volevo sottolineare che io in primis mi auguro al più presto che ci siano modelli che sostituiscono in toto la SA, che però OGGI sono solo prototipi.... E sicuramente 25 anni fa non esistevano neanche...»: belle parole, peccato che giungano con quel tanto di ritardo funzionale alla causa, nel senso che sarebbe stato meglio comporre fin dall'inizio un testo articolato e completo, il quale avrebbe impedito l'incendio. Invece no, meglio partire attaccando subito i lettori: ora denunciate anche me. Alla faccia della razionalità.
            Ancor più belle sono le parole successive: «Senza voler creare ulteriore polemica, vi invito tutti alla ragione e a non prendere posizione, che possa essere pro così come contro la sperimentazione animale»; stonano solo se pronunciate da chi ha presa posizione per prima. «Riflettere prima di scrivere, verificare l'attendibilità delle fonti ecc...». La prima fonte priva di attendibilità è proprio chi scrive che: «la vivisezione, termine che piace tanto, è illegale». La Legislazione Italiana ed Europea parlano sempre e solo di sperimentazione animale, dimenticando sia di definire che cosa sia vivisezione sia di vietarla; ma poiché la sperimentazione animale ha bisogno di dissezionare l'animale vivo, vedi sopra il vaccino antirabbico, anche semanticamente i due termini sono sovrapponibili.
            Giova ricordare che gli unici divieti a livello europeo riguardano sia le prove tossicologiche di prodotti cosmetici sia i cosmetici prodotti con prove su animali: troppo poco per parlare di "divieto di vivisezione". In Italia la sperimentazione animale ha una regolazione nel Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n. 116 e nella Legge 6 agosto 2013, n. 96, e perfino la relativa obiezione di coscienza ha una propria ratificazione nella Legge 12 ottobre 1993, n. 413. Per allargare il tema, con la Legge 20 luglio 2004 n. 189 l'Italia, per una volta prima in Europa, ha vietate le pellicce di cane e di gatto, oltre che i combattimenti e le corse clandestine; per contro però, non esiste in Europa nessun obbligo di etichettatura per i ritagli di pelliccia, e così si torna daccapo. Da dove proviene la massima parte delle pellicce di cane e di gatto...? Indovinato, dalla Cina delle pettorine di Montezemolo. Tutto torna.
            /Dulcis in fundo/, a sostenere la pulzella indifesa è sceso in campo con forza anche il segretario del PD Matteo Renzi, che ha rilanciato su Twitter l’hashtag #iostoconCaterina: volendo dimenticare il suo «dell'articolo 18 non me ne pò frega' de meno», in perfetta linea con il già citato Presidente della maratona televisiva, mi fa riflettere il fatto che fino a ieri «gl'inceneritori non causano tumori, chi lo dice fa terrorismo» - e nella fattispecie a dirlo era la dottoressa Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa che ha lavorato per oltre trent'anni nel reparto di Oncologia di Forlì - e oggi, invece, novello paladino di Santa Sanità, il nuovo segretario del vecchio Partito sempre più in calo di consensi si lancia in difesa di una povera ragazza malata. Mi torna in mente il caso Cancellieri-Ligresti: chissà, magari un giorno troveremo una donna laureata in Veterinaria al Ministero della Sanità: sarà sempre meglio dell'attuale diplomata - o forse no.
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            Infine, per sapere che cosa sia la vivisezione (a mio avviso solo in rari casi necessaria e quindi accettabile) suggerisco una bella lettura di Curzio Malaparte, uomo sicuramente immune dalla diatriba attuale, visto che morì nel 1957: http://www.promiseland.it/2008/02/19/cose-la-vivisezione/ . Servirà a tutti per ricordare che in questo mondo il male e il bene, anche o anzi specie nel mondo della farmacologia, viaggiano molto vicini l'uno all'altro; e che il monito di Rita Levi Montalcini testé riportato è quanto mai attuale. Ecco perché nessuno, favorevole o contrario alla vivisezione che sia, si può prendere il diritto d'impugnare una bandiera, e con essa saltare sugli spalti e pontificare la verità assoluta contro "quelli là": certe cose sono troppo delicate per affidarle al vento, o ai byte, o a qualsiasi altra entità aleatoria. Che cosa sia escludibile lo può dire l'anatomo-patologo, il biologo, il farmacologo.